Diga del Vajont, visite per capire e ricordare
CIMOLAIS. Tra le perle del Parco naturale delle Dolomiti friulane, un ruolo di primo piano lo giocano la diga del Vajont e il paese di Erto. Due mete che per quello che raccontano sono qualcosa di unico e una vera calamita per i turisti. In particolare la diga, luogo di pellegrinaggio dopo il disastro del 9 ottobre 1963.
Il 20 dicembre si sono iniziate le visite guidate invernali sul camminamento della diga che si terranno tutti i giorni, tranne a Natale, alle 11 e alle 14. Una passeggiata sulla diga è probabilmente la sintesi del turismo consapevole.
I visitatori possono percorrere il coronamento della diga insieme con una guida e capire cosa è stata una delle pagine più nere della storia italiana. La voglia di sapere c’è e, come ha precisato il sindaco di Erto e Casso Luciano Pezzin, «nell’ultimo anno sono state 52.600 le persone che hanno camminato sulla diga del Vajont».
Da Pordenone, percorrendo la Valcellina, l’ultimo Comune della provincia è lontano poco più di 60 chilometri. Ma sono tanti i visitatori che arrivano passando dal Veneto. «L’autostrada dista soltanto 15 chilometri – sottolinea Pezzin – e questo è un asso nella manica. C’è stato un grande incremento anche dei visitatori stranieri».
E dall’estero arrivano pure molti sportivi, in particolare gli appassionati del freeclimbing, che si cimentano nella falesia di Erto, conosciuta in tutto il mondo. Per chi allo sport preferisce la vera montagna, invece, la nuova opportunità è rappresentata dalla ferrata della Memoria, in ricordo delle vittime della strage, che percorre la destra orografica della gola del Vajont.
Un’avventura di diverso tipo è la visita all’abitato di Erto. Il paese, che dal 1976 è monumento nazionale, rappresenta un’attrattiva unica nella provincia. Le reazioni politiche al disastro del 1963 hanno portato allo diaspora degli ertani e al conseguente spopolamento del paese.
Parte del fascino che ha oggi deriva anche da questo. L’architettura di Erto è unica, come lo sono anche tutte le case disabitate e le scritte sui muri che ricordano il Vajont.
Il futuro per Erto ha buone prospettive. Il Comune sta lavorando e riqualificando le strade e molte persone sono attratte dal paese. A dirlo è proprio il sindaco: «Abbiamo superato la soglia del 50 per cento di stabili recuperati nel centro storico. Soprattutto per opera di privati che provengono da fuori».(d.bol.)
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