Fondi per la laguna: Gdf in Banca d’Italia

Marano, verifiche sul conto del Commissario per l’emergenza per stabilire saldo e impegni di spesa

MARANO LAGUNARE. Sul conto del Commissario delegato per l’emergenza della laguna di Marano e Grado è depositato un “tesoretto” di qualche decina di milione di euro. Ma di quei soldi, dalla revoca dello stato di emergenza decisa dal premier Monti lo scorso aprile e dal conseguente smantellamento della struttura commissariale, nessuno avrebbe più fatto alcun uso. Intatti, in attesa di vedere formalizzato il passaggio di consegne dallo Stato alla Regione. È quanto emerso dalla verifica effettuata nei giorni scorsi dai finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Udine negli uffici della Banca d’Italia di Trieste.

Incaricate dal pm Viviana Del Tedesco di verificare il saldo del conto intestato all’allora Commissario delegato, le Fiamme gialle hanno operato nell’ambito degli ulteriori accertamenti disposti dalla stessa Procura, per chiarire aspetti di carattere contabile ritenuti ancora “nebulosi” nella maxi-inchiesta sui finanziamenti pubblici erogati in dieci anni di gestione straordinaria per una bonifica in realtà mai neppure cominciata.

A quanto appreso, la disponibilità rinvenuta sul conto aperto alla Banca d’Italia ammonterebbe a una quarantina di milioni di euro. Cioè tanti quanti la Regione si impegnò a reperire, nel momento in cui, nel 2008, accese un mutuo per anticipare al Commissario il denaro che il ministero smise di erogare direttamente nelle casse friulane.

In base alla documentazione e alle informazioni acquisite, la Guardia di finanza cercherà ora di stabilire quanto, come e dove quei soldi avrebbero dovuto essere utilizzati. Al momento, sembrerebbe che una parte consistente del mutuo - si parla di una trentina di milioni - risulti già impegnata. Quanto all’esistenza di eventuali creditori, così come di ulteriori impegni di spesa nulla si sa. Certo è che, dalla revoca dell’emergenza a oggi, nessuno ha reclamato alcunchè. Ai finanzieri il compito di mettere ordine nei conti. Un rompicapo non da poco, visto che la gestione dei fondi e dell’intera struttura commissariale avvenne con procedura di emergenza, ossia in deroga agli obblighi di rendicontazione imposti in regime ordinario. Non a caso, nell’invito a comparire notificato in luglio a 14 indagati, il pm aveva puntato l’indice proprio contro la «frammentaria e lacunosa tenuta della contabilità speciale».

Come dire, insomma, che a “garantire” il meccanismo delle annuali iniezioni di denaro - per un ammontare di oltre 100 milioni - sarebbe stata un’assenza pressocchè totale di controllo. Da qui, l’ulteriore impegno degli investigatori a individuare le figure che erano state delegate a effettuare i vari pagamenti.

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