Il processo di tutela è cominciato nel 2009

La Fondazione si occupa della salvaguardia delle Dolomiti friulane, un territorio vastissimo

ERTO E CASSO. La dichiarazione di tutela che dovrebbe arrivare tra qualche giorno sarà la naturale continuazione di un processo iniziato nel 2009: risale infatti al 26 giugno di quell’anno l’annuncio dell’Unesco di voler salvaguardare le Dolomiti.

Vajont, le carte del processo patrimonio dell’umanità

Così che anche la porzione di arco alpino situato tra Pordenone e Udine entrò a pieno titolo sotto l’ala protettiva dell’organo delle Nazioni unite. Il 13 maggio del 2010 fu costituita la Fondazione che ora si occupa delle iniziative di promozione del vastissimo territorio di competenza.

In questo senso la stessa diga del Vajont e la frana del monte Toc, che si trovano in comune di Erto e Casso, sono già dei siti indirettamente soggetti all'Unesco.

Tra l’altro proprio pochi giorni fa la Fondazione e i Comuni del Parco naturale delle Dolomiti friulane hanno concordato una forma di tutela di quel cinque per cento di vallate e boschi che non rientra in alcuna forma di protezione.

Al momento l’ufficio delle Dolomiti si occupa di 142 mila ettari di vette, distribuiti tra nove sistemi montuosi tra loro distinti.

Tornando invece all’archivio giudiziario del Vajont, uno degli artefici del progetto è l’associazione Tina Merlin. Si tratta di un sodalizio con sede a Belluno e della quale fa parte anche Toni Sirena, figlio della giornalista de l’Unità che negli anni Sessanta denunciò i soprusi della Sade nei confronti della gente del Vajont.

Merlin venne pure denunciata per i propri articoli nei quali segnalava il pericolo che il monte Toc si staccasse e rovinasse a valle. In seguito la giornalista divenne il simbolo della lotta che si consumò tra L’Aquila e Roma per una condanna esemplare a carico degli imputati.

Il sodalizio bellunese ha quindi sollecitato più volte il Governo per aprire il famoso armadio conservato negli scantinati del Tribunale abruzzese. Sino a che nel 2009 c'è stata la svolta. Fatalità vuole che qualche settimana fa le carte del Vajont hanno rischiato l’ennesimo spostamento. Secondo una denuncia finita anche in Parlamento, l’archivio di Stato di Belluno dovrebbe essere accorpato ad altri minori del Veneto e soppresso.

L’altro ieri il ministro dei beni culturali, Dario Francheschini, ha rassicurato tutti sulla permanenza dell’istituto e sull’arrivo di ulteriore organico. Anche la carenza di personale era infatti uno dei punti interrogativi che avrebbe potuto determinare un diniego alla tutela della documentazione da parte dell’Unesco. Ora quindi non dovrebbe mancare nulla per il sì definitivo da Parigi alla candidatura.

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