La Lega Nazionale: "A giorni le indicazioni per trovare la foiba di Manzano"»
UDINE. «Stiamo facendo riferimento a un documento di massima ufficialità e attendibilità, secretato da settant’anni nell’archivio del ministero degli Affari esteri. E sì, si può parlare di foiba, perché il terreno individuato è roccioso.
Entro la fine di questa settimana o nei primi giorni della successiva sarà svelato il punto preciso». Il presidente della Lega Nazionale di Gorizia, Luca Urizio, replica con queste parole al presidente dell’Anpi provinciale, Dino Spanghero, intervenuto domenica, durante la cerimonia di commemorazione dei 23 partigiani fucilati l’11 febbraio davanti al cimitero di San Vito, sul caso scoppiato sulla presunta esistenza di una foiba nella zona di Rosazzo.
Un incartamento che “pesa”, dunque, secondo Urizio, che arriva dalla Farnesina e indica che nella zona rocciosa, situata nel cuore dei Colli Orientali a cavallo tra le province di Udine e Gorizia, sarebbero state gettate, nel 1945, tra le duecento e le ottocento persone. Ma il giallo potrebbe essere presto risolto.
«Finora sono stato molto vago perché le autorità mi hanno chiesto di mantenere il massimo riserbo - precisa Urizio -. Le indagini (che vedono collaborare i carabinieri della Compagnia di Palmanova, ndr) sono in corso e spero al più presto di poter fornire informazioni più dettagliate in merito al punto esatto. È questione di giorni».
Sul fatto che il documento non sia mai emerso, rimanendo per lungo tempo “sigillato” tra i faldoni degli archivi della Farnesina - definito dal presidente dell’Anpi di Udine «un documento di propaganda» - Urizio spiega che si è preferito aspettare prima di far trapelare la notizia, «ma già da tre, anche quattro mesi si è a conoscenza della vicenda e diverse testimonianze confermano che questa fossa comune era conosciuta. Gli anziani - aggiunge - fanno difficoltà a parlare della guerra, ma il riscontro inizia a essere importante».
Tornando ai nomi indicati nel testo come responsabili e riconducibili alla divisione “Garibaldi-Natisone”, Urizio tiene a ribadire che non si tratta assolutamente di un tentativo di gettare fango sui partigiani.
«Non colpevolizzo i partigiani e non ho mai sostenuto che occultassero le prove - annota -, faccio unicamente riferimento a un documento che parla di “ritenuti colpevoli”, non di presunti colpevoli. Non ho fatto alcuna interpretazione e non ci sono strumentalizzazioni». Insomma, a parlare, assicura il presidente di Lega Nazionale, sono fatti e carte, non ipotesi.
«Comprendo l’Anpi provi un certo imbarazzo a ricordare le 300 mila vittime italiane costrette a fuggire dalle proprie case e onorare le 30 mila vittime delle ideologie del terrorismo slavo-comunista, e gli antifascisti e i partigiani assassinati perché fedeli all’ideale patriota - ha affermato Urizio - ma li invito a sfogliare il loro album di famiglia e forse ne potremo discutere assieme».
Incongruenze, inoltre, sorgerebbero, secondo Urizio, anche sulla base delle dichiarazioni rilasciate dallo stesso presidente provinciale dell’Anpi di Gorizia, Paolo Padovan, nel sostenere, in riferimento alla cavità, «che già dalla fine dell’Ottocento c’è finita tanta gente che nulla ha a che fare con il periodo della Resistenza», dunque confermando di fatto l’esistenza della cavità, argomenta il rappresentante di Lega Nazionale.
«Cerchiamo di riflettere senza pregiudizi - conclude Urizio -, mettendo assieme sentimento e ragione. Si parla di persone, non di numeri e se continueremo ad andare avanti con le ideologie non si arriverà mai da nessuna parte».
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