La minaccia del bullismo arriva dalla rete
UDINE. Spesso si pensa di non aver fatto nulla di male e non vi si bada troppo, ma sono moltissimi i reati che ogni giorno vengono commessi tramite la rete, e genitori e insegnanti dei ragazzi è bene che tengano gli occhi ben aperti su quanto combinano i propri figli perché le conseguenze potrebbero ricadere anche su di loro. Se in capo a mamme e papà sta infatti l’educazione dei propri ragazzi, dal momento in cui questi varcano il cancello della scuola a quello in cui escono la responsabilità di tutto ciò che accade si riversa sugli insegnanti, comprese ricreazioni, pause e gite.
Significa che nell’eventualità in cui un alunno compia un qualsiasi reato in classe, anche il docente o il dirigente scolastico, oltre ai genitori, potrebbe figurare - a seguito dei dovuti accertamenti - come responsabile. È vero che molto spesso queste situazioni si verificano solo in presenza di danni rilevanti, spiega il procuratore Antonio De Nicolo, ma «non bisogna girare la testa dall’altra parte con la speranza che non accada nulla».
Lo hanno ribadito ieri sera i relatori presenti alla tavola rotonda “Bullismo, cyber-bullismo, pericoli connessi con l’uso dei telefoni cellulari e della rete internet: quello che insegnanti e genitori dovrebbero sapere” all’auditorium del Malignani, ultimo di una serie di incontri organizzati dalla Procura e rivolti sia agli alunni che agli adulti per chiarire alcuni aspetti di un fenomeno che può tradursi in gravi conseguenze sul piano penale.
Attraverso le proiezioni di alcuni video, dal furto d’identità al cyber-bullismo, dalle truffe agli adescamenti, alle minacce sino alle violenze, sono stati presentati alcuni casi tipo per illustrare le modalità con le quali Procura e polizia giudiziaria portano avanti le indagini per individuare i responsabili.
«Abbiamo cercato di far capire ai ragazzi che internet conserva tutto, cristallizza e offre la possibilità di divulgare - ha spiegato il sostituto procuratore Claudia Danelon -: non si può più tornare indietro ed è importante che usino la testa quando postano contenuti». E proprio per la sua indelebilità internet rappresenta la fonte principale e la prima pista sulla quale si muove la polizia giudiziaria, come spiega il responsabile della sezione polizia postale Luca Violino, accanto a Francesco Tempo.
«Cerchiamo prove e riscontri su provider di connessione e fornitori di servizi con i quali però - osserva Violino - la nostra azione è limitata e non ci consente di accedere alle informazioni dei social che hanno sede negli Stati Uniti. Per questo è importante per gli utenti gestire le condizioni di privacy». Per il sostituto procuratore Viviana Del Tedesco, che ha sintetizzato le differenze tra bullismo e cyber-bullismo soprattutto nel fatto che l’aggravante della rete implica un segno indelebile nella vita sia di chi ha subito che commesso l’atto, «non esiste più il diritto all’oblio che potrebbe rivalersi negativamente anche sul lavoro, ostacolando il percorso di recupero e anche generando danni reputazionali».
L’elenco delle conseguenze alle quali vanno incontro genitori e docenti in caso di reato da parte di un minore è toccato all’avvocato Raffaele Conte, il quale ha precisato che un atteggiamento omertoso presuppone una colpa e una pena maggiorata, concetto ancor meglio illustrato dal collega Aldo Scalettaris, nel rimarcare l’obbligo di denuncia del reato, non sempre così diffuso tra docenti e genitori.
A prendere, però, le difese di insegnanti e dirigenti ci ha pensato il preside del Malignani Andrea Carletti: «Abbiamo la responsabilità di educare i ragazzi ma il confine tra un comportamento corretto e uno deviante non è sempre così evidente e spesso ai ragazzi manca la consapevolezza dello strumento informatico. Bisogna definire dove finisce un procedimento disciplinare scolastico e dove comincia il reato e dunque la competenza passa alle forze dell’ordine».
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