La testimonianza: «Mi hanno umiliata, derisa e minacciata fino a 500 sms a notte»
La storia di una ragazza depressa sprofondata nell’anoressia. Un universitario racconta la propria esperienza in una lettera

UDINE. «Fin dai primi anni delle elementari sono sempre stato quello che subiva gli scherzi degli altri, quello che veniva giudicato dagli altri. Mi sono sempre sentito deriso per il mio aspetto fisico, per il fatto che ero un ragazzo grassottello. Gli aggettivi che mi venivano attribuiti erano dei più svariati. Questo nel corso degli anni mi è pesato sempre più. Mi ha fatto sentire sempre più inappropriato e mi ha portato a chiudermi in me stesso, a starmene in disparte e ad avere problemi nel relazionarmi con i miei coetanei per timore di essere deriso».
Così inizia il racconto di Francesco (nome di pura fantasia per tutelare la privacy), un ragazzo universitario che ha deciso di uscire allo scoperto dopo anni di vessazioni da parte dei coetanei. La sua lettera verrà letta questo pomeriggio alle 17.30 nel corso di un convegno che si svolgerà a Forni di Sotto nella sala Azzurra dal titolo “Bullismo e smartphone un’arma e non un gioco”.
«Parlare di bullismo non è un’esagerazione – scrive –. Spesso si tende a far passare tutto per scherzo. Lo scherzo si ha quando entrambi ridono. Il bullismo invece si ha quando solo una delle due parti ride, mentre l’altra ne è vittima passiva». Francesco ha subito questa situazione per anni, anche alle medie. «Io mi chiedevo – aggiunge – cosa ci fosse in me che non andasse, dove sbagliavo, cosa dovevo fare per piacere anche a loro e porre fine a quella tortura».
Francesco trova come àncora di salvezza i genitori e una psicologa «che mi aiutò a rivivere quello che era successo, che mi aiutò a capire quello che c’era di bello in me e che io non vedevo più, che era stato ormai oscurato da tutte le cattiverie che mi erano state dette negli anni».
Quel percorso aiuta lo studente e gli permette di capire che non è colpa sua, che in lui non c’era nulla che non andava. Ma l’incubo si ripresenta alle superiori quando Francesco ritrova come compagni di classe «proprio le persone – racconta – che avevo tanto odiato negli anni precedenti». Ancora una volta risatine alle spalle, le vocine, gli aggettivi più diversi per l’aspetto fisico. «Mi fu detto che se dicevo qualcosa ai professori l’avrei pagata. Le mie ansie e paure si trasformarono in mal di pancia perenni, che mi costringevano a rimanere a casa da scuola».
Gli insegnanti però capiscono che c’è qualcosa che non va e Francesco viene cambiato di classe. «Beh… ora si fu la rinascita – conclude la lettera –. Ringrazierò sempre i miei insegnanti, i miei genitori e ogni altra persona che mi aiutò in quel periodo. Mi aiutarono a diventare forte, a farmi scivolare addosso le parole degli altri, a pensare con la mia testa e a pensare a cosa siano realmente gli altri prima di esprimere su di loro un giudizio o fare una battuta su di loro».
Da Francesco a Emanuela, una ragazza vittima di cyberbullismo e stalking oggi in un letto d’ospedale perchè depressa è sprofondata nell’anoressia. «Ero una ragazza piena di vita. L’unica mia colpa era di essere brava a scuola e bella – racconta –. Attiravo così l’invidia della leader del gruppo. Mi fecero terra bruciata finchè mi minacciarono di spogliarmi. Fui costretta a cedere. Le foto fecero il giro della scuola».
«Volevo raccontare tutto ai miei amici e ai genitori. Volevo bloccare quel video che girava sui social. Fu impossibile perchè le minacce erano sempre più pesanti. «Se lo racconti – mi dicevano – faremo del male ai tuoi genitori. Una sera non riuscì a dormire. Mi arrivarono 500 messaggi sul telefonino. Mi dicevano di guardarmi allo specchio, che ero una palla di lardo. Non ho mai detto niente a nessuno finchè finii in preda alle depressione e a gravi disturbi all’alimentazione».
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