Lotta all’effetto serra: dall’ateneo di Udine un progetto premiato dalla Ue

Si tratta di Carbomark, realizzato in collaborazione con l’università di Padova e le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto
20070406 - ROMA - ENV - CLIMA: PRESIDENTEIPCC, ULTIMI RITOCCHI DOCUMENTO COMPLESSO. Water vapour emerges of the cooling towers of the power plant Jaenschwalde, Germany, Thursday, 05 April 2007. Energy group Vattenfall Europe put a carbon dioxide free test installation into service. Scientists of the Brandenburg Technical Unversity Cottbus (BTU) and Vattenfall use the plant to do research on a climate-friendly brown coal power generation. Environmenalists criticize brown coal-fired power plants as extremly harmful to the climate. ANSA/Bernd Settnik/DRN
20070406 - ROMA - ENV - CLIMA: PRESIDENTEIPCC, ULTIMI RITOCCHI DOCUMENTO COMPLESSO. Water vapour emerges of the cooling towers of the power plant Jaenschwalde, Germany, Thursday, 05 April 2007. Energy group Vattenfall Europe put a carbon dioxide free test installation into service. Scientists of the Brandenburg Technical Unversity Cottbus (BTU) and Vattenfall use the plant to do research on a climate-friendly brown coal power generation. Environmenalists criticize brown coal-fired power plants as extremly harmful to the climate. ANSA/Bernd Settnik/DRN

UDINE. Contribuire alla lotta al cambiamento climatico promuovendo mercati locali volontari dei crediti di carbonio per ottenere benefici ambientali diretti negli stessi territori in cui si verificano le emissioni di gas ad effetto serra.

È questo l’obiettivo del progetto «CarboMark» cui hanno partecipato l’Università di Udine, quella di Padova e le regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto (coordinatore), che l’Unione Europea ha inserito fra i 17 migliori progetti, fra i 51 conclusi nel 2012, del programma «Life Ambiente», una delle punte di diamante della politica «verde» di Bruxelles.

Grazie a «CarboMark» in Fvg e Veneto sono stati attivati due mercati locali dei crediti di carbonio ai quali hanno già aderito 21 aziende private (di cui 10 del Fvg) in qualità di acquirenti, e 22 proprietari forestali, pubblici e privati (di cui 2 del Fvg), come venditori.

Le attività che possono generare crediti di carbonio attraverso il metodo di conteggio sviluppato dal progetto sono la gestione forestale e quella del verde urbano, i prodotti legnosi, oltre all’uso del carbone vegetale (biochar) in agricoltura che, al momento, è solo a livello sperimentale.

«Visti gli ottimi risultati del progetto - sottolinea Alessandro Peressotti, coordinatore del gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Ateneo friulano - altre regioni e province, in particolare la regione Piemonte e le provincie di Roma e di Trento, stanno istituendo mercati volontari analoghi sulla base della metodologia messa a punto da CarboMark».

A differenza del mercato regolamentato dei crediti di carbonio che vincola esclusivamente i grandi emettitori di gas ad effetto serra, il mercato volontario - è precisato - può coinvolgere anche i piccoli e medi emettitori dando origine a un ulteriore risparmio di emissioni di anidride carbonica (CO2) rispetto ai vincoli previsti dai trattati internazionali.

Infatti, gli attuali sistemi di mercato regolamentato operando su scala mondiale non incentivano la vicinanza tra i soggetti che inquinano e le iniziative di mitigazione. Il mercato volontario locale è caratterizzato invece dalla vicinanza fisica tra chi acquista e chi vende le quote di CO2, e questo produce benefici ambientali a vantaggio dei territori di riferimento dei soggetti che aderiscono allo scambio.

In tal modo aumenta la credibilità del meccanismo di compravendita delle quote di carbonio, facilitandone l’apprezzamento sia da parte degli operatori che dei cittadini.

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