Pordenone, bullismo e tentato suicidio: la pm scagiona la dirigente scolastica
Il sostituto procuratore Monica Carraturo ha chiesto l’archiviazione per la preside che fino allo scorso anno aveva ricoperto il ruolo di dirigente nella scuola pordenonese frequentata dalla dodicenne vittima di bullismo che aveva tentato il suicidio gettandosi dalla finestra. Secondo la Procura la preside non poteva sapere quanto fossero gravi gli atti persecutori subiti dalla ragazzina, anche se era al corrente del fatto che i due compagni di scuola che la tormentavano erano soggetti “turbolenti”. La Procura aveva aperto un fascicolo con l’ipotesi di concorso omissivo in atti persecutori e nel settembre scorso era emerso che sul registro degli indagati era stato iscritto il nome della preside, che ora ricopre l’incarico di dirigente in un altro istituto scolastico.
Era esasperata dai bulli la dodicenne che la mattina del 18 gennaio 2016 aveva deciso di farla finita, lanciandosi dalla finestra della sua cameretta, al secondo piano di un condominio di Pordenone. Mesi di angherie, a scuola, le avevano procurato una sofferenza insopportabile. Un disagio espresso in due lettere d’addio, trovate in un cassetto della sua scrivania. Ma di quel dolore, in casa e a scuola, era trapelato poco, se non in qualche confidenza alle amiche o accenno alla mamma. Il 18 gennaio avrebbe dovuto ritornare in classe dopo un’assenza di una settimana. La mamma aveva bussato alla porta della cameretta, intorno alle 7, ma la figlia giaceva già a terra, sul selciato del cortile interno.
Fortunatamente la persiana del vicino del piano di sotto aveva frenato la caduta. Era atterrata sul selciato in piedi, procurandosi lo schiacciamento delle vertebre lombari e dorsali e la frattura dei talloni, ma era sempre rimasta cosciente. La madre si era precipitata giù dalle scale, raggiungendola. Mentre aspettavano l’ambulanza aveva fatto in tempo a mormorare di aver voluto «gridare al mondo il suo stato d’animo, la sera precedente», ma non di esserci riuscita. Un caso che aveva scosso profondamente la città, suscitando reazioni e prese di posizione a livello nazionale, anche in ambito parlamentare.
«È stato provato che non poteva avere una conoscenza nemmeno superficiale di quegli atti persecutori – commenta l’avvocato di fiducia Giancarlo Zannier –. Da ricordare comunque che nella sua attività di dirigente aveva posto in essere tantissime iniziative finalizzate a intercettare per tempo queste problematiche. Aveva creato lo sportello di ascolto già nel 2012. C’erano lo psicologo per favorire il dialogo con i genitori e il progetto di prevenzione del disagio in collaborazione con l’ azienda sociosanitaria. Erano state formate insegnanti con il compito di far emergere situazioni problematiche. Ma come avrebbe potuto intuire, lei che era solo la dirigente, un malessere non percepito né dai professori né dai genitori? Credo che l’archiviazione sia un atto doveroso».
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