Protesta finita al Cie: immigrati giù dai tetti FOTO
GRADISCA. Sono scesi a terra e rientrati nelle rispettive camerate gli immigrati saliti sabato pomeriggio sul tetto del Cie di Gradisca per chiedere la chiusura del centro e il superamento della legge Bossi-Fini. Legge che stabilisce il reato di clandestinità e tempi di trattenimento nei centri di espulsione sino a 18 mesi, contestata anche dai partecipanti alla manifestazione “anti lager” organizzata 36 ore fa da movimenti e associazioni.
La fine della protesta sul tetto, inscenata da una dozzina di stranieri dopo aver spaccato una vetrina in plexiglass, non ha però riportato del tutto la calma all’interno dell’ex Polonio. Una volta rientrati nelle camerate, infatti, alcuni ospiti hanno ripreso a danneggiare la struttura.
E, così facendo, hanno fatto scattare una nuova, rabbiosa reazione dei sindacati di polizia: «I disordini delle ultime ore hanno un’origine chiara: la manifestazione di sabato pomeriggio – afferma senza mezze misure Angelo Obit, segretario provinciale Sap –. Fermo restando il diritto di manifestare, di certo non è stato scelto il luogo adatto. Inneggiare alla libertà con il megafono fuori dal Cie ha invogliato gli “angioletti” all’interno – ironizza Obit – a utilizzare una porta del bagno come ariete e rompere le lastre di vetro antisfondamento e aprirsi un varco nella rete per raggiungere il tetto.
Ora il Cie sino ad un nuovo intervento di ripristino, è di nuovo in mano ad una sessantina di clandestini che, è bene ricordarlo, non sono quelli sbarcati in questi mesi nelle nostre coste, ma soggetti pericolosi con svariati precedenti penali e con anni trascorsi in carcere. La politica che sostiene la protesta deve oggi fornire le risposte agli operatori di polizia su cosa fare della legge approvata a maggioranza, dalla politica stessa. Non può esistere un gioco delle parti o posizioni ambigue: si deve agire presto sulle autorità consolari – conclude il sindacalista – per agevolare la loro identificazione e quindi l’espulsione».
A prendere le distanze dalla nuova irruzione sui tetti è anche la deputata di Sel, Serena Pellegrino, che per impegni istituzionali non ha potuto presenziare al presidio ma che per prima la scorsa settimana aveva acceso i riflettori sulle tensioni al Cie, innescate dal divieto di di far celebrare agli ospiti la conclusione del Ramadan nelle aree esterne alle camerate.
«Rappresentanti del Consiglio regionale, della Provincia di Gorizia e di diversi Comuni erano presenti alla manifestazione nella loro veste istituzionale – scrive Pellegrino sulla sua pagina Facebook –. Secondo quanto mi è stato riferito, le modalità con cui è stata gestita la manifestazione non potevano che far esplodere di nuovo la pentola a pressione. Le condizioni poste dalla Questura per assicurare l’ordine durante il presidio non state del tutto seguite – aggiunge Pellegrino – e, nel frattempo, all’interno del Cie gli ospiti sono saliti nuovamente sul tetto. Per accedervi hanno di nuovo spaccato il vetro che funge da separatore tra l’ultima vasca e l’esterno, mettendo a rischio, in primo luogo la loro incolumità fisica e successivamente la loro credibilità».
I lavori di ripristino delle barriere in plexiglas divelte dagli immigrati, saranno effettuati con ogni probabilità già oggi dagli operai incaricati dalla Prefettura di Gorizia. (l.m.)
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