Colf e badanti, bonus fino a 3.900 euro per le famiglie: chi ne ha diritto e come funziona

Confermati anche per quest’anno gli incentivi per i datori di lavoro non autosufficienti. Agevolazione una tantum anche per chi assume il sostituto di una badante in maternità. Ecco quali sono i requisiti

Daniela Larocca

Popolazione sempre più anziana e ritmi di vita frenetici: il lavoro domestico rappresenta una colonna portante per molte famiglie italiane.

Colf e badanti svolgono compiti fondamentali che vanno dalla cura della casa all’assistenza di anziani e persone fragili. In Italia, si stima che oltre 2 milioni di lavoratori domestici siano impegnati in queste mansioni, fornendo un supporto essenziale alla tenuta del welfare familiare.

Di questi, circa il 60% è rappresentato da donne e una larga parte proviene da Paesi stranieri, con una prevalenza di lavoratori dall’Est Europa. Solo il 38% di questi impieghi è regolarizzato, un dato che mette in luce il peso del lavoro sommerso.

Per questo motivo è stata accolta con grande soddisfazione da parte delle categorie il rinnovo degli incentivi per chi assume colf e badanti, un bonus che fino a 3.600 euro all'anno di rimborso spese per i datori di lavoro non autosufficienti certificati da documentazione medica e altri 300 euro per chi sostituisce una badante in maternità. 

Questi incentivi sono distinti dal bonus statale per le colf e badanti, che consente di portare in detrazione al 19% la spesa per i contributi, fino a un massimo di 2.100 euro all’anno. È possibile cumulare entrambi i bonus, dato che sono due agevolazioni separate. Ma, ripercorrendo le tappe, vediamo quali sono le differenze. 

Di cosa si tratta

Il bonus viene erogato da Cas.Sa.Colf, lo strumento previsto dal Contratto collettivo nazionale del lavoro domestico per fornire servizi e tutele a chi lavora nel settore, e va a coprire parte dei costi per il lavoro domestico regolare. Ci sono due tipologie: uno destinato ai datori di lavoro non autosufficienti e un altro per coloro che devono sostituire una colf o badante in maternità. 

Il bonus da 3600 euro

La prima fattispecie, dunque, consiste in un rimborso mensile da 300 euro fino a un totale di 3.600 euro all’anno. Come detto è riservato ai datori di lavoro non autosufficienti. La condizione di non autosufficienza deve essere certificata con apposita documentazione, altrimenti l'agevolazione non verrà riconosciuta. 

A questo proposito Cas.sa Colf invierà un medico che si dovrà pronunciare sulle dichiarate condizioni dell’assistito. Sarà il professionista a definire condizioni di non autosufficienza quando il richiedente non riesce a compiere determinate azioni in autonomia, come, ad esempio, lavarsi, vestirsi, andare in bagno, spostarsi e nutrirsi. Per ognuna delle attività viene constatato lo stato di autonomia e assegnato un punteggio: per il riconoscimento dello stato di non autosufficienza la somma dei punti nella valutazione funzionale deve arrivare almeno a 40. 

Gli altri requisiti

Oltre allo stato di non autosufficienza, per ottenere il bonus mensile di 300 euro il datore di lavoro non solo deve aver assunto un collaboratore con regolare contratto, ma deve aver versato almeno un anno di contribuzione in favore di Cas.Sa.Colf (contributi versati per almeno quattro trimestri consecutivi che raggiungano la soglia minima di versamenti di 25 euro). Ultimo punto: il richiedente, al momento dell’iscrizione alla Cassa, non deve aver ancora compiuto i sessant’anni. 

Il bonus maternità

C'è poi un secondo incentivo, il cosiddetto bonus maternità, che consiste in 300 euro erogati una tantum ai datori di lavoro che assumono un sostituto di una colf o badante in maternità. Si tratta di un contributo pensato per coprire le spese legate all'assunzione in sostituzione e viene assegnato al datore di lavoro che avrà rispettato alcune condizioni: aver versato, anche in questo caso, un anno di contributi e aver fornito i documenti relativi all'assunzione.

I dati in Friuli Venezia Giulia

Come detto, il lavoro domestico è diventato un pilastro fondamentale per le famiglie. E i numeri dimostrano una costante crescita di richiesta. Nel 2023, i lavoratori domestici registrati presso l'Inps in Friuli Venezia Giulia regione erano 19.735, segnando una diminuzione del 10% rispetto a due anni prima, quando superavano le 22.000 unità. Gran parte di loro sono badanti, il 76%, la percentuale più alta tra tutte le regioni italiane. Le famiglie in Friuli Venezia Giulia spendono annualmente circa 192 milioni di euro per stipendi e trattamenti di fine rapporto dei lavoratori domestici.

I dati in Veneto

E il Veneto non è da meno. La regione è la terza in Italia per numero di contratti per badanti e colf. Nel 2023, la regione contava 63.641 lavoratori domestici registrati, con una distribuzione equilibrata tra badanti (56,4%) e colf (43,6%). Ma non si tratta solo di contratti per cittadini stranieri. Nel 2022, i lavoratori domestici italiani in Veneto erano 18.701, rappresentando il 26,8% del totale regionale, con un incremento del 14,7% rispetto al periodo 2019-2021, seguito da un calo del 5,9% tra il 2021 e il 2022.

Argomenti:guide

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto