Dal 2027 cambiano i requisiti per andare in pensione: vero o falso? Cosa sappiamo della modifica Inps
Prima la denuncia della Cgil, poi la marcia indietro dell’Instituto che chiude “per manutenzione” il sito per il calcolo dell’età pensionabile. Serve un decreto ministeriale per rendere ufficiale l’adeguamento, ma l’incremento salvo sorprese dovrebbe comunque scattare
Da un lato ci sono le previsioni dell’Istat e la denuncia della Cgil che parlano di allungamento dell’età pensionabile, dall’altro c’è l’Inps che smentisce tutto ma nel frattempo, ufficialmente per manutenzione, ufficiosamente per precauzione, prende tempo e spegne il portale sul sito per calcolare la data di maturazione. Insomma, la materia “pensioni” è già di per sè difficile senza metterci di mezzo la confusione dei botta e risposta. Ora però sembra praticamente impossibile dare una risposta chiara alla domanda: cosa succede nel 2027? Proviamo a riavvolgere il nastro e spiegare tutte le tappe.
Le parole della Cgil
Tutto parte dalle dichiarazioni della Cgil che denunciano nuove regole per l’età pensionabile a partire dal 2027, nello speicifico «serviranno tre mesi in più per accedere alla pensione, altri due dal 2029». Un cambiamento, a sentire il sindacato, voluto dall'Inps e che preoccupa molto la Cgil. In una nota, i sindacati parlano di una modifica che è stata «operata dall'Inps sui propri applicativi senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei Ministeri competenti e in totale assenza di trasparenza istituzionale».
Sul tema è intervenuto il responsabile dell'Ufficio politiche previdenziali della Cgil, Ezio Cigna, a cui risulterebbe che l'Istituto «abbia aggiornato i criteri di calcolo delle pensioni, introducendo un aumento dei requisiti di accesso: dal 2027 per accedere alla pensione anticipata saranno necessari 43 anni e 1 mese di contributi; mentre dal 2029 il requisito aumenterà ulteriormente a 43 anni e 3 mesi. Anche per la pensione di vecchiaia - ha sottolineato Cigna - si registrano incrementi, con l'età minima che passerà a 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel 2029».
Ma perché si pensa alla modifica?
Le modifiche approntate dall’Inps sarebbero frutto dell'aumento dell'aspettativa di vita che avrebbero portato all'innalzamento dell'età pensionabile. Peccato, però, che di ufficiale ancora non ci sia nulla e sembrerebbe che quanto uscito dall'Inps fosse una sorta di studio “preventivo” su quella ipotesi.
La smentita
Un’ipotesi tra l’altro smentita, poche ore dopo le dichiarazioni della Cgil, da una nota proprio dell’Inps: «L’istituto di previdenza garantisce che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente pubblicate». Tutto finito? Ovviamente no. Entra in campo ora la politica e il gioco della supposizioni. Il primo a intervenire è stato il leghista Claudio Durigon, sottosegretario al lavoro, che si scaglia contro il sindacato e mette le mani avanti: «L'aumento dei requisiti per andare in pensione fatto trapelare in maniera impropria e avventata dall'Inps non ci sarà - dice Claudio Durigon - Nel momento in cui si registrasse un aumento effettivo dell'aspettativa di vita, come Lega faremo di tutto per scongiurare questa ipotesi».
Il sito in manutenzione
Ultimo dettaglio, ma non ultimo per avere un quadro chiaro, è il caso del sito in manutenzione. È momentaneamente sospesa, infatti, la sezione del sito Inps 'La Mia Pensione Futura'. Il servizio permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine dell'attività lavorativa. Il calcolo - spiega l'istituto - si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito. Al momento però questo strumento è “in manutenzione” a data da destinarsi.
Quali sono i requisiti attuali?
Detto della bagarre tra sindacato e Inps, è opportuno ricordare quali sono i requisiti attuali perché, comunque la si veda, il tema dell’aspettativa di vita e del possibile aumento dell’età pensionabile è sul tavolo dei legislatori. Dal 2019 le regole e i requisiti sono rimasti invariati: occorre avere 67 anni o 42 anni e dieci mesi di contributi per chi accede alla pensione anticipata, cioè quella che consente di lasciare il lavoro prima dei 67 anni se si ha raggiunto un determinato numero di anni di contribuzione.
E con i nuovi termini?
Se però le preoccupazioni della Cgil dovessero risultare fondate, gli adeguamenti scatterebbero dal primo gennaio 2027, sia per le pensioni anticipate, sia per le pensioni di vecchiaia, cioè quelle legate all’età. Per le prime servirebbero 43 anni e un mese di contributi, per le seconde 67 anni e tre mesi di età. Gli scatti andrebbero poi ad avanzare anche nel 2029, con 43 anni e 3 mesi di contributi 67 anni e 6 mesi di età. Va ricordato, però, che l’adeguamento per essere operativo deve essere validato da un decreto ministeriale che al momento non è previsto o annunciato. Al momento non resta altro che attendere il “work in progress”
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